
Di stratagemmi per allontanare il proprio figlio piccolo dal succhiotto (ciuccio per gli amici, "pacificator" per gli anglofoni) le giovani coppie ne inventano probabilmente a tonnellate ogni giorno. Quello ideato dalla mia dolce metà non è probabilmente il massimo dell'originalità ma ha dimostrato grande efficacia.
Insomma, da qualche mese c'è questo non meglio identificato "uccellino" che a ogni risveglio si invola il ciuccio di mia figlia e lo reca sul suo nido. Poi, puntuale come un orologio, poco prima di ogni nanna si ripresenta col caratteristico rumore di uccellino che sfreccia (vvvvVVVVVOOM!) e deposita l'ambìto trofeo direttamente in bocca all'interessata. Tutto rigorosamente al buio, ovviamente.
Però, però... qualcosa non va, e la mia superfiglia se ne accorge. Nonostante ogni sera ricominci l'accorato appello ("Uccellino, vieni!" "Più forte amore, forse non ti ha sentito" "Uccellino, vieeeeni!" "Mmh forse sta arrivando, ho sentito uno svolazzo" "UCCELLINO, VIENI!") già una decina di giorni fa chiedendo il ciuccio per la nanna si era fatta scappare un "Cassetto!" al che io e Manu ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di passare la cosa sotto silenzio, fingendo di non aver sentito. Ma non poteva durare.
Ci ha lasciato illudere ancora per un po', finché stamattina Manu mi chiama in stanza. Ele, appena sveglia, è lì che si rotola nel suo lettino. "Tesoro, di' a papà dov'è finito il ciuccio" fa la mamma. In genere qui mia figlia risponde "Al nido", ma evidentemente stamattina si è stancata della pantomima perché mi guarda e mi fa "Nel cassetto!". Ah, mi dico io. Manu però continua: "E chi ce l'ha messo?". "L'uccellino" risponde Ele sicura.
E papà sospira di sollievo, almeno per ora.