Ti dirò che di cazzate ne hai fatte.
Prima fra tutti la candidatura di Rutelli contro Alemanno per un posto fondamentale come la poltrona di sindaco di Roma.
E poi un sensibile numero di corbellerie quando sedevi al Campidoglio.
E il tacito avallo dell'indulto studiato dal vostro ministro Mastella. E tante, troppe mediazioni con la cosiddetta sinistra estrema e le sue posizioni assurde e distruttive.
Per arrivare al poco memorizzabile jingle delle elezioni (chi lo ricorda?) decisamente sbaragliato dal "Menomalechesilvioc'è" della concorrenza.
Però, però io ci credevo in te. Ti ho sempre concesso quell'onestà che non vedo da molte altre parti, in politica. Un'intelligenza profonda, anche se un po' fregnona - come se dice a Roma. Una simpatia innata che per un politico è importante. (Specie quando dall'altra parte c'è un sedicente "grande battutista"). Il PD era nato come progetto-salvagente, almeno così mi era sembrato... poi mi hai fatto cambiare idea. Quando hai messo alla porta i professionisti del Seggio parlamentare (De Mita, che goduria) e gli avanzi della diccì, almeno un bel po' di loro. Quando ti sei mostrato inflessibile coi radicali. Quando ti sei alleato con Di Pietro (one-man-party, tante belle idee ma nessuna competenza politica o dialettica per attuarle) senza proporre fusioni.
Quando hai continuato ad estromettere dal partito gentaglie varie di cui in precedenza non avevi modo di sbarazzarti.
Anche questo era il problema del PD. Una forte, fortissima identificazione col suo leader che vuoi o non vuoi si è sempre preso tutte le responsabilità. Anche grazie a dei validi quartiermastri che alla lunga si sono tutti rivelati piccoli o grandi giuda.
Ho detto volutamente "era" il problema del PD, perché a mio avviso il PD è finito. Ed è un bel problema per me e per gli italiani che un minimo fanno caso al Paese in cui camminano.
Te ne vai tu, e in sé è un gesto correttissimo. Forse addirittura nobile. Reso maturo dalle spallate dei tuoi finti alleati, dai dalemiani (D'Alema, cosa cazzo hai mai fatto per l'Italia?? ma te ne voi anna'?), dai candidati cretini nei quali hai riposto troppa fiducia, da Rutelli l'eterno babbeo che - ho scoperto da poco - avrebbe addirittura dei seguaci nonostante il suo carisma prossimo allo zero assoluto, e da quando è stato pietosamente mantenuto nel partito non fa che lamentarsi come un settantenne che rievoca i tempi suoi che in realtà non sono mai esistiti, con la lucidità di un pugile suonato.
Te ne vai tra gli sberleffi dei miracolati del PdL, primo fra tutti Maurizio Gasparri che se non fosse quel voltagabbana a metà che è (è furbo lui, non cambia partito ma cambia protettore come una mignotta, è sottilmente passato da sotto l'egida di Fini a quella più capiente e remunerativa di Silvio) sarebbe l'essere più fallito dell'Universo. Che affidano alle telecamere i loro commenti goliardici della serie "Datecene mille di avversari come Veltroni" contenti di stare sul carro giusto. Chissà Mastella come se la ride, o Capezzone. I migliori prodotti contemporanei dell'arte del trasformismo.
Te ne vai, e lasci un partito che non esiste più. Un progetto che da come la vedo io non ha modo di continuare a dibattersi senza il suo principale promotore. Hai voglia a dire che ti dimetti per non coinvolgere il partito nel tuo "tramonto", perché spiegami chi dovrei votare io adesso al posto tuo.
D'Alema sta sempre dietro a muovere fili di non si sa quale immaginario Risiko alberghi nella sua mente, ma l'importante è tramare. Bersani? L'uomo simpatico quasi come i calcoli biliari con la sua costante espressione da "ma che cazzo dici" stampata in faccia?
O qualche altro signor nessuno di spessore come Franceschini o Enrico Letta? Ah beh.
Il centro-sinistra ha finito il suo lungo ciclo di disfacimento, e per l'Italia è davvero grave. Mi aspetto un rapido rimestarsi di piccoli partitini che confluiranno prima o dopo nel PdL, a pezzi o per intero. Come mosche che fuggono disordinatamente dalla pagnotta di sterco calpestata dallo zoccolo di un cavallo, per andarsi a posare sulla pagnotta più grande poco più in là. E di qua chi rimane? Ferrero? coi la sua poetica di proclami improbabili per un comunista, per uno di centro, per uno di centrosinistra e pure per uno sano di mente? Casini? Da buon centrista troverà un buon compromesso per non perdere l'identità di partito e saltare comunque sul carro buffonesco dei vincitori. Tanto per giustificare il suo 5%.
Eppoi Di Pietro. Mi toccherà votare Di Pietro e fare il duro e puro come lui, ma di durezza e di purezza non si comanda in Italia (e nella quasi totalità del resto del mondo). Salvo la coscienza e mi rassegno ad annegare nel magma di ingiustizie legalizzate (prossime alla patente di "Giustizia", quindi) promosso dall'attuale maggioranza, perdendo la voce in velleitari strilli di indignazione.
O forse voto Berlusconi e comincio pure io a prendere per le natiche i poveri idealisti, che è più divertente.
Cari lettori, se ci siete ancora, ditemi qualcosa. La questione non è più chi cazzo ho votato ma... chi cazzo voto??