16 giu 2009

La saggezza del popolo

Ecco il simbolo apolitico e apartitico...
Sondaggio lanciato ieri da City, quotidiano gratuito: Arrivano le ronde della "Guardia Nazionale italiana". Loro dicono di essere apolitici, ma la loro divisa assomiglia molto a quelle naziste. C'è da preoccuparsi?
Per chi non ne sapesse, mi limito a linkare qualche articolo del Corriere (famoso giornale comunista quindi da prendere con beneficio di inventario, attenzione): L'MSI lancia le "ronde nere", Saya e l'incubo sicurezza, La procura indaga sulle "ronde nere" del MSI.

Di seguito le risposte via SMS dei lettori selezionate da City e pubblicate oggi. Me lo aspettavo, ma ho ancora i brividi. Non commento per non avvilirmi ancora di più.
  • Anni fa, al tempo del fascio, esistevano le ronde. Io non ero nata ma chi ha vissuto in quel periodo ed era onesto, viveva tranquillo.
  • Mancava solo un'altra forza di polizia, se tale si può chiamare. Bisogna vedere che ne pensano in Europa visto che ci siamo dentro.
  • Sì, sarà una possibilità per scaricare le loro frustrazioni. Le persone non preparate, che giocavano da sempre con i piccoli soldati, sono pericolose.
  • Io mi preoccuperei dei barbari e reietti che hanno invaso la città.
  • C'è da preoccuparsi molti di più per queste "orde" di "selvaggi" che turbano i nostri sonni. O abbiamo già dimenticato stupri e delitti vari?
  • Per ora no. Magari tra un po' di tempo, quando la gente alle otto di sera si rifugia in casa.
  • A me preoccupano di più i gay pride e le marce dei dipietrini e quel nazional socialista di Franceschini. Il nero sta bene su tutto!
  • Domanda mal formulata. E comunque: deve esistere solo la sinistra? Bella questa vostra democrazia!
  • Ben vengano se serve a controllare in modo serio i delinquenti che minacciano l'incolumimtà di onesti cittadini.
  • Sono d'accordo con le ronde con criterio, cosa difficilissima... ridicole le divise.
  • Anzi. Finalmente sicurezza e democrazia a costo zero!
  • C'è da preoccuparsi perché dal momento che somigliano a quelle naziste vuol dire che queste guardie provano sentimenti nazisti.
  • Penso siano solo ignoranti.
Lascio ai miei numerosissimi lettori l'on(o/e)re del commento.

13 giu 2009

Sulla letteratura d'evasione e i lettori d'oggi

Parto dal commento di un giovane (!) scrittore italiano di fantasy che, parlando di un testo non suo, dice: Non è facile costruire in poche pagine una trama convincente, né tantomeno delineare personaggi efficaci. Le poche pagine solo per la cronaca sono 165 circa, anche se (pare) scritte in grande.
A questo si aggiungono svariati commenti di lettori che riscontrano la brevità dello scritto come una pecca, chi veniale e chi madornale.
Ecco. A mio parere il commento che ho enfatizzato è una bestialità bella e buona. Ancor più grave una volta accertato che chi l'ha partorita scrive di mestiere. Mi sembra che l'opinione comune delle ultime generazioni di lettori è che se non c'è serialità, continuità, e soprattutto massa critica allora si è in presenza di un'opera minore. Opinione ahimé avallata e incoraggiata dalla grande editoria, che in questi concetti ritrova il suo perfetto compimento: se un prodotto è un serial, è molto probabile che garantisca longevità di vendite; se ogni puntata della serie cuba cinque, seicento pagine, è giustificabile alzare il prezzo di copertina.
Non tutti sono come il sottoscritto che, alla fine di un romanzo deludente che non finisce, si rifiuta categoricamente di comprare il successivo solo per sapere come va a finire (posso farlo con una serie televisiva, meno impegnativa e soprattutto gratuita, non con un libro). Non dico che il mio atteggiamento sia quello giusto, anzi palesemente impedisce di avere una visione più completa dell'opera abbandonata - il che, come dice il mio diavoletto suggeritore, spesso è un bene.
Fatto sta che oggigiorno nella letteratura d'evasione si ragiona in termini di saghe. Il pubblico giovane, in particolar modo, vuole questo, e l'editoria è ben contenta di dargli solo questo. Fin qui tutto bene, o quasi. Perché nel momento in cui gli scrittori stessi la pensano a questo modo significa che si è rotto qualcosa. E si capiscono taaaante cose sulla qualità dei tomi che vengono prodotti (e largamente distribuiti) di questi tempi.
Perché da sempre la forma letteraria del racconto, o del romanzo breve (ovviamente autoconclusivo) è stata la più semplice modalità narrativa possibile. Perché il respiro del racconto non ha necessità di essere troppo ampio. Perché l'impianto narrativo può essere poco (o niente) strutturato. Perché, a seconda della lunghezza della storia, si può decidere di adottare un unico ritmo nel raccontare perché tanto non bisognerà sostenerlo troppo a lungo.
Tutti gli scrittori americani di un certo nome hanno cominciato con la pubblicazione di racconti, o addirittura romanzi brevi a puntate (attenzione: non saghe le cui puntate sono romanzi) con un numero ben preciso di cartelle entro le quali rientrare, su riviste specializzate. Perché si è sempre pensato che affrontare un romanzo fosse un passo più lungo, un impegno più complesso, un cimento realisticamente difficile da affrontare all'esordio - e le case editrici difficilmente si impegnavano in tal senso con sconosciuti.
Ma lo scrittore vero si vedeva (si vede) anche da poche righe, è il suo mestiere, è il modo in cui catapulta il lettore nella storia, è l'abilità di gestire i tempi che siano lunghi o che siano corti. Non tutti lo sanno fare, non tutti sono scrittori.
Intendiamoci: può pure capitare che si possa avere maggiore predilezione/dimestichezza con la forma narrativa lunga nonostante tutto, ma la tecnica vorrebbe il contrario. Perché quando si scrive un romanzo o (peggio!) una serie di romanzi è necessaria una visione d'insieme, un'attenzione alla coerenza, un senso del ritmo e dell'equilibrio, una cura del dettaglio molto più studiata. E' una cosa che non viene per caso.
Forse dico forse, il mio diavoletto suggeritore sostiene che, molti giovani (o meno giovani) scrittori di oggi non vedono la differenza. Partono in quarta. Sfornano milioni di pagine al secondo. E li pubblicano così come gli arrivano (e perché disturbarsi a rimandarli indietro, se funzionano?). E se li leggono, perché l'argomento della storia, attenzione non il contenuto perché basta l'argomento, è il must del periodo (provate a scrivere oggi qualsiasi ciofeca seriale sui vampiri e vedete quanto ci mettono a pubblicarla).
E io sono preoccupato, seriamente preoccupato che il concetto di buona letteratura si vada via via modificando e perdendo. E' chiaro che si parla in primo luogo di generi di largo consumo per un pubblico sostanzialmente giovanile, ma sono da sempre convinto che la buona letteratura esista in tutti i generi - checché ne pensi una certa critica.
E' anche il motivo per cui finora ho provato, e in futuro rincarerò la dose, a suggerire dalle pagine di questo blog esempi di quella che ritengo ottima letteratura in generi più appetibili per le nuove generazioni (non nego che siano anche i miei preferiti) che siano serial o meno. Speriamo bene.

9 giu 2009

8 giu 2009

Speciale Europee '09

PdL in calo. Dicono per colpa dell'astensionismo, e la cosa gravissima è che potrebbero avere ragione. Gli elettori occasionali di Berlusconi mi sembrano proprio i tipi da dire "ma che bella giornata, e poi mo' che sarebbero 'ste europee?". Molto può aver fatto anche il volto da vampiro digrignante di Antoniozzi, almeno nella circoscrizione di centro.

PD, alla via così! E vai col tango. Ancora più giù grazie alla straordinaria e oculatissima scelta di candidati (primo fra tutti il Cofferati che doveva abbandonare la politica per badare alla famiglia) e alla forza delle proprie fulminanti dichiarazioni. Ma la cosa divertentissima è che son tutti contenti e soddisfatti.

La Lega. Bossi aveva messo le mani avanti perché tanto a loro dell'Europa fregauncàss. Invece che è successo? Che hanno votato Lega al Centro-sud. Gli slogan nazisti e xenofobi acchiappano sempre e dovunque, e inoltre nel loro caso siamo certi che non siano meri slogan. Chissà se ci sputano, adesso, sui voti di Roma Ladrona...

Di Pietro. Speravo in un risultato più alto. Perché su una cosa con Bossi sono d'accordo... questo voto non era fondamentale in concreto. Ma era importante tatticamente. E un Di Pietro molto alto magari sarebbe servito a smuovere un po' di più i franceschini del piddì. A far capire che ancora non ci siamo, che ancora non c'hanno capito un benemerito, se la gente va a votare un Di Pietro. Invece otto per cento, che schifo non fa, ma non basta ai franceschini per uscire dalla bambagia, tagliare i rami morti e dimostrare che davvero qualcosa è cambiato.

UDC. Oddio, ma chi li vota questi? Ma li leggete i giornali? Ma le sentite le cose che dicono? Chi sono, le casalinghe di una certa età che vanno in chiesa la domenica e sentono i consigli del parroco? Le arrapate (e arrapati gay, perché no? anzi no ché il Papa non ce li vuole) che si eccitano per il Pierferdi?

Sinistra? Sinistra chi? Lungimiranti. Campagna incentrata da una parte sulla parola comunista, tornata in grande auge (ma solo per loro), e dall'altra sull'orecchino di diamanti di Vendola al centro del manifesto elettorale (che nelle intenzioni degli strateghi dovrebbe guidare l'elettore nel sillogismo orecchino-gay-liberale-votapermechesonofigo). Sarebbe ora davvero di voltare pagina, avete pensato di candidare qualche bella gnocca? Scherzo.

INCOMPETENZA. Leggo sui giornali, e purtroppo sento per esperienza diretta di conoscenti, che ai seggi come sempre paghiamo (e tanto) gente inetta che non conosce la normativa. Sappiate infatti che se uno si accorge mentre è in cabina di aver toppato il voto (e cioè gli è scappata la matita, gli si è strappato il foglio, ha starnutito sul simbolo sbagliato etc) esce, lo segnala e annulla la scheda, l'operazione può essere ripetuta senza problemi. I presidenti di commissione in almeno due casi (province di Latina e di Lecce) si sono rifiutati di permettere la ripetizione del voto. In un caso c'è stata la conseguente aggressione (meritata).

Dulcis in fundo, la Scorta. Perché la ormai celeberrima Noemi Letizia, ossia la diciottenne rovinata dalla morbosità dei giornali comunisti, è andata a votare con la scorta della polizia (e del padre che l'ha portata fino all'urna nonostante votasse altrove e ci sia un comma ben preciso del testo unico che lo vieta) nonché a porte chiuse, cioè hanno bloccato il seggio per lei. Chi gliel'avrà assegnata? Di certo avrà ricevuto terribili minacce di morte al pari di Falcone, Borsellino o Marco Biagi (che la scorta non l'aveva). Che dite, semplici motivi di ordine pubblico? Mmmh geniale. Nessuno ha pensato che per far contento il Papi i problemi di ordine pubblico li avrebbero creati dal nulla... Che VERGOGNA. A quando l'auto blu?

4 giu 2009

Riflessione della mattina presto

...e cioè fatta in treno mentre andavo in ufficio.
C'è questo articolo su Metro, un confronto tra Cofferati (PD)  e Borghezio (Lega) su una decina di problematiche a livello europeo. Facile facile: domanda, risposta dell'uno, risposta dell'altro.
Mi sono intristito se possibile ancora di più, in vista delle elezioni di questo weekend. Da una parte Borghezio (cioè, avete presente chi è Borghezio, sì?) risponde: faremo questo, faremo quello, faremo quest'altro. Azioni condivisibili per un buon 70%, semplicemente dettate dall'applicazione del buonsenso alla politica. Cofferati invece si produce in una dozzina di diverse declinazioni del seguente concetto: "in europa serve una politica fichissima, e io lo sono (fichissimo)". Roba politichese che non significa una benemerita minchia (scusatemi per "benemerita"). Propositi zero. Concretezza zero. E' come se, poniamo, la mamma manda Pierino a fare la spesa e scrive sulla lista in bella grafia: un chilo di, due etti di, una confezione di. Ben maturi, e mi raccomando fai una gran bella spesa.
E il fine settimana si avvicina e io tremo, da una parte perché dovrò ancora decidere se dare il mio voto a 'sta gente e dall'altra perché andiamo incontro all'ennesima vittoria schiacciante dei fascisti, dei razzisti e del Clown (parole del quotidiano comunista The Times).

3 giu 2009

La Controffensiva

L'argomento mi riesce davvero noioso ma due parole ce le spendo, a mo' di segnalazione. Mentre ci avviciniamo pericolosamente al terribile check-point delle elezioni europee, l'argomento che impazza è cosa avrà fatto Silvio con la ragazzetta 'e Napule, e cosa sarà mai successo in tutte queste feste a Villa Certosa. Dopo giorni di sommesso rimestare degli accusatori e di veemente occupazione di tutti i palchi pubblici da parte della Vittima, ora si è passati al contrattacco. E che contrattacco, gente!
  1. l'ex fidanzato spedisce una sgrammaticatissima e indignata lettera al Corriere spiegando i cattivi comunisti l'hanno travisato e lui voterà l'Uomo del Popolo, cioè Silvio, perché lui è un grande;
  2. la Santanché (quella di "Silvio da me la vorrebbe ma io non gliela do") dichiara di essere a conoscenza di una relazione extra-coniugale della grande accusatrice, Veronica Lario-Berlusconi, che addirittura procede da diversi anni;
  3. una ex-annunciatrice ricorda che nonostante il grande amore platonico che le suscitava, il moralissimo Presidente praticamente la rifiutò dicendole "potrei essere suo nonno" (pensate lei che rosicata);
  4. un'altra velina, di quelle delle feste alla Villa, fa uscire un libro sulla sua splendida storia finora ("Noi, le ragazze di Silvio", fatta di feste a Villa Certosa et similia) in cui parla di Silvio come un gran signore e alla fine lo mette pure nei ringraziamenti (e, succosissimo, ci rivela l'origine del "papi" anche se noi la sapevamo già, basta aggiungerci "-chulo" alla fine ed è tutto chiaro);
  5. Noemi Letizia (dopo tutte le minchiate sparate con un tantino di superficialità) sbotta: il mio ex l'hanno pagato per dire quelle cattiverie. E io a 18 anni sono diventata una sorvegliata speciale e soffro molto (strano, non volevi la notorietà? e farai pure due film grazie a 'sto scherzetto!).

La macchina ci ha messo un po' a reagire ma quando parte PARTE, non c'è che dire.