29 giu 2010

I soliti videogiochi

Non è possibile. Voi non avete idea dello scazzo - si può dire? sì, sto in casa mia - dello SCAZZO che mi prende quando leggo certe cose. Titolo e sottotitolo, dal Corriere:

È precipitato da un palazzo del centro di Salerno
Andrea aveva una grande passione per i videogame

Se vi chiedete dove sia il nesso, continuate a leggere. Se no, potete smettere qui e andate a leggere altrove (magari qualche bel sermone del MOIGE o del Comitato Psicologi Frustrati).
Per quelli che non sono andati a farsi le pippe mentali altrove: il nesso ce lo illustra poco dopo l'autore del pezzo, evidentemente connivente con la teoria:
Secondo gli amici e i vicini di casa, sembra che Andrea soffrisse da tempo di crisi di sonnambulismo ed avesse allo stesso tempo anche una grande passione per i videogame. Queste due circostanze fanno ipotizzare che il ragazzino possa essersi svegliato nel sonno e in preda ad uno stato di dormiveglia si sia portato sul balcone di casa per emulare – forse – qualche personaggio dei suoi videogame preferiti.
MORTE! MORTE! MORTE ai videogiochi! IL MALE sceso in terra! Fautori di generazioni di bambini autistici, violenti, incolti, deboli di cuore e direi pure un po' stronzi. Pane di generazioni di psicologi altrimenti inutili. Il bimbo soffriva di sonnambulismo, certo, ma se non avesse avuto certi grilli per la testa, se non avesse avuto le insane voglie di emulazione di personaggi di fantasia (fantasia? ORRORE!) ora non avrebbe fatto la fine che ha fatto. Il forse nell'inciso è semplicemente patetico, come a dire "ora non è per pregiudizio eh, per niente, però chissà...". Il titolo è appena appena più sottile di Nuova vittima dei videogames.
...
C'è stata una tragedia, una tragedia assurda. Da padre, o da essere umano, è un fatto di orrore indicibile. In tutto questo, tra lo sgomento generale e la spasmodica ricerca di un perché impossibile, c'è sempre e comunque la lingua rullante dei denigratori delle opere di fantasia. Qualunque esse siano, ma con astuta attenzione al momento.
Prima dei videogiochi, i cartoni animati (preferibilmente giapponesi). Prima ancora, i fumetti. Chissà, magari lo sfortunato (ma mica tanto, visto che coltivava insane passioni) ragazzo era anche lettore di Superman. Con tutti quei voli, quei raggi, quegli sguardi caloriferi diseducativi. (Meno male che non conoscono The Punisher, 'sti dotti MOIGErati).
Mi chiedo se magari il ragazzo fosse rimasto drammaticamente colpito dalle avventure di Peter Pan, altro sconvenientissimo volatore da strapazzo. O se non fosse un fan di Hermes e pensasse di avere le ali ai piedi, hai visto mai. Meglio chiudere i rubinetti a qualsivoglia forma di evasione, meglio rimanere coi piedi ben piantati per terra, altrimenti... ecco cosa può capitare.
Ancora ricordo, svariati anni fa, la storia di un altro bimbo precipitato: allora la colpa fu attribuita a Sailor Moon, che per inciso manco volava (quasi mai). Però, forse, si dimenava in maniera poco "sicura" (non sia mai che qualcuno dica "ma i genitori 'ndo' cazzo stavano??") e la fragile mente del ragazzo ne era rimasta sconvolta.
Avvoltoi, avvoltoi necrofili. Scavengers da strapazzo.

12 giu 2010

Che esibizionista

Due episodi targati Eleonora.
Dunque, tempo fa si va a Milano. Io, Manu ed Ele. La prima mattina giro turistico del centro storico, prendiamo l'efficientissima metro meneghina e usciamo a San Babila. Sotto i portici c'è un signore che suona il sax alto, con traccia audio di accompagnamento - come usa di questi tempi. Ad Ele piace la musica, in generale, e da quando è piccola è incoraggiata (da tutti me compreso) a lasciarsi andare col corpo alla melodia. Insomma, a ballare. Suvvia, è il modo più naturale di reagire al suono articolato, diciamo così, e persino un orso non-ballerino come me non può negarlo: viene prima dell'imitazione, ossia del canto. Da amante della musica e pianista, non potevo che avallare la cosa.
Torniamo a noi. Prima fase: la conduciamo davanti al tizio, ascoltiamo per un po' (Glenn Miller, se non erro) e quindi la invitiamo a depositare un "soldino" nella custodia aperta. "Dove?" chiede conferma lei, "Lì, vedi quella scatola aperta?" le rispondo indicando in maniera inequivocabile. Lei fa segno di sì con la testa e poi assume un'aria decisa. Afferra il soldino (un euro, da bravi pulciari) e corre verso il signore che suona. Vai Ele, vai... no ma che fai, NON LI'! tling, fa la monetina che scivola nell'imboccatura del sax.
Io e Manu per terra a ridere, dopo aver verificato che suonatore l'aveva presa bene e aveva prontamente svuotato lo strumento. Fiuuu. Ma qui arriva il bello. Incoraggiata dalle risate, pare, mia figlia comincia a ballare. E va avanti diversi minuti, con tanto di gente che si ferma e turisti che fanno fotografie. (E poi oh, sarà l'occhio del papà, ma a me sembra stranamente adulta nelle movenze, nonostante abbia 27 mesi). Dopo aver visto un tipo tirare fuori la videocamera decido che è ora di levare le tende e la porto via di peso. Fine del primo episodio.
Secondo episodio, pochi giorni fa in una libreria Feltrinelli di Roma. Caso vuole che ci sia la presentazione dell'ultimo album di Lino Cannavacciuolo, violinista e compositore poliedrico della scena classica contemporanea italiana. Esibizione dal vivo, con tanto di palco e qualche fila di sedie. Siamo entrati per comprare qualche libro nuovo alla nostra gnoma, ma non appena riconosco il suono live mi prendo Ele in braccio e mi addentro tra gli scaffali alla ricerca della fonte: trovo ben presto gli autori della performance, pianista percussionista chitarrista e violino solista (che poi è Cannavacciuolo stesso). Poca gente, mi metto in buona posizione ma non troppo a ridosso del palco per rispetto alle orecchie delicate della mia piccola - che nel frattempo comincia a battere le mani a tempo. La redarguisco all'istante dicendole di ascoltare e parlare piano perché i signori stanno suonando. La musica è trascinante e l'esibizione molto coinvolgente, Ele apprezza e alla fine si unisce al resto del pubblico in applauso spontaneo. Torno da Manu al reparto libri per bambini e le dico: tienila d'occhio tu per un po' così scelgo qualcosa anche io in libertà. E se ne vanno altrove.
Rovisto, leggo, scelgo (fiabe dei Grimm). Poi vado a cercare le mie donne. Arrivo quasi fin fuori della libreria, se non altro perché penso che Manu non la porterebbe mai vicino alla musica così alta (in effetti gli strumenti erano a mio avviso sovra-amplificati) ma non le trovo. Cerca di qua, cerca di là, alla fine mi ripeto che una volta eliminato l'impossibile ciò che rimane - per quanto improbabile - dev'essere la verità. E torno vicino alla zona dell'esibizione. Vedo Manu defilata sulla destra, dietro l'ultimo scaffale. Ma non riesco a individuare Eleonora. Guardo ancora Manu. Sta facendo gesti a qualcuno di fronte al palco. Oddio.
Vi regalo dieci centesimi se indovinate chi stava ballando, proprio tra la prima fila di sedie e la scaletta del palco, sulle note indiavolate del violino. Ballando, battendo le mani, ululando. E il pubblico (molto più nutrito di prima) a incitarla, compresi gli immancabili fotografi.
Sarò fissato, ma la prima cosa che ho pensato è stata: De Filippi, GIU' LE MANI.