16 lug 2008

Celentano, sei "lento"

Rinnovo quest'oggi la rubrica "Ma perché non stai zitto?" inaugurata ormai diversi mesi fa. L'occasione me la offre una lettera al Corriere di Adriano Celentano sul caso della giovane Eluana Englaro, in stato vegetativo da 16 anni, per la quale forse il papà ha ottenuto l'interruzione delle cure.
Premessa. Non sono cattolico e nemmeno credente: sono agnostico. Al contempo, sono uno di quelli che da sempre ripete alla sua compagna: qualsiasi cosa succeda, tu lasciami lì a vegetare. (Forse proprio in funzione della mia assenza di sicurezze sull'aldilà, ma questo è un altro discorso).
Allora, a questo padre che io definisco coraggioso, cosa suggerisce in sostanza il Molleggiato? Con grande tempismo e rispetto dell'altrui condizione, gli dice: "E se, contrariamente all'apparenza, Eluana fosse in uno stato di serenità? e se stesse aspettando tranquilla di entrare nell'altra vita? o chi lo sa, di tornare in questa?".
Ma facciamo un passo indietro. Questa ragazza entra in coma nel '92. Nel '99, dopo sei anni di attesa, il papà deposita la sua richiesta per l'interruzione delle cure che porterebbe alla morte definitiva del corpo. Sei anni per fare questo primo passo, sicuramente per via della burocrazia ma, tanto per provare a sfiorare appena cosa è passato per la testa di un uomo in una situazione simile, sei anni per convincersi che davvero non c'è più nulla da fare e che è arrivato il momento di rispettare la volontà, più volte in precedenza appalesata, di sua figlia.
Purtroppo la legislazione italiana in materia come spesso capita è insufficiente, quindi la richiesta viene valutata da tribunali su tribunali, uomini, pareri soggettivi, il tutto condito da lunghissimi tempi burocratici. Per la felicità di questo padre che, dopo aver preso la decisione più difficile che un uomo possa anche solo concepire, viene pure lasciato in anticamera per nove (9) anni. Ma l'argomento è scomodo, come ti muovi sbagli, e per snocciolare una sentenza ci vogliono palle e senso di responsabilità: nessuna sorpresa che la si sia tirata per le lunghe - addirittura per gli standard della legge italiana.
Dunque, il signor Englaro passa quasi un decennio a convivere con la sua decisione, a pensare e ripensare e ripensare ancora se si è comportato da buon padre, se non avrebbe potuto aspettare un altro po', se davvero ha fatto tutto ciò che poteva per sua figlia. Presumibilmente riesce anche a farsene una ragione. Ad emergere dal suo personale oceano di dolore, aggrappato ad una zattera di determinazione, magari anche "incoraggiato" dal fatto che in sedici anni nulla è cambiato.
Dopo vari tira e molla in diverse sedi, finalmente arriva la sentenza: sia fatta la sua volontà, con il "sua" minuscolo, ossia della ragazza. Insomma, si può staccare tutto. Fine della storia? Macché... come c'era da aspettarsi, l'episodio scatena feroci lotte filosofic-cultural-religiose, sempre per la gioia del signor Englaro che probabilmente cerca invano di ripetersi che è tutto finito. Tutti mettono bocca, perché il caso ha una risonanza notevole: sarebbe la prima sentenza in tal senso di un tribunale italiano. Se passa un precedente del genere, ragiona la Chiesa con le sue coorti bioetiche, sono cavoli acidi. Ovunque si parla di questa ragazza, che tutti adesso chiamano per nome arrogandosi una familiarità che non gli compete, a sostegno dell'una o dell'altra tesi. Le cose si complicano, anche i giudici che hanno emesso il verdetto si tirano indietro, sostengono che la responsabilità non debba essere la loro.
In questo clima di generosità e comprensione, arriva pure la perla di saggezza di Celentano che, non avendo di meglio da fare, dice al signor Englaro: "Ma ci hai pensato bene? Non è che stai a fa' una cazzata? Comunque sappi che ti sono vicino". Aaah grazie Adria', mi serviva proprio.

Spero che questo padre sia forte dentro quanto io probabilmente non riuscirei a essere. Che perlomeno sia davvero riuscito, in tutto questo tempo, a mettere da parte la sofferenza e a costruirsi una corazza contro le pubbliche opinioni dei vari grilli parlanti. Personalmente vorrei solo il silenzio e il buio.


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